«Come portati via si rimane». A cento anni dal Porto sepolto (1916), a cura di Federica Millefiorini, 2017, pp. 216 (vol. XXXV, 2017, 3)
RIVISTA DI LETTERATURA ITALIANA · FASCICOLI MONOGRAFICI
Fabrizio Serra editore, Pisa · Roma
Nel 2016, a cento anni dalla prima edizione del
Porto Sepolto, pubblicata nel dicembre del 1916, la « Rivista di letteratura italiana» ha deciso di dedicare un fascicolo a una sorta di Convegno virtuale, aperto a contributi vari per taglio e prospettive, al fine di rileggere criticamente il capolavoro ungarettiano, uno dei vertici della letteratura italiana di tutti i tempi e una delle testimonianze più incisive del dramma vissuto da un'intera civiltà nella prima guerra mondiale. L'esperienza tragica della guerra, il contatto quotidiano con la violenza e con la morte, cambiarono la concezione della vita di tutta una generazione, trasformando radicalmente il rapporto con la vita e con la morte, con la fede, con il proprio corpo e con la natura, e modificarono in profondità il modo di fare poesia. La poesia del Novecento è nata propriamente nella e dall'esperienza della guerra e si può dire che il capostipite della nuova poesia sia Ungaretti, che si è imposto sulla scena letteraria con la sua essenzialità e per la capacità di scegliere una parola pregnante, in grado di emergere dalla pagina bianca e dal silenzio per raccontare quell'orrore, i drammi, i sentimenti, i sogni che da esso sono scaturiti. La parola, nella quale Ungaretti nutre una fiducia incrollabile e che sarà sempre al centro della sua riflessione, cura e risana perché consente l'«inabissamento introspettivo, culturale e psicologico, per portare luce dentro di sé e interrogare le proprie radici, i propri fondamenti, sentimentali e morali», come spiega la poesia che dà il titolo alla raccolta,
Il porto sepolto. Qui Ungaretti chiarisce la propria concezione della poesia, secondo la quale il poeta è chiamato a scavare dentro se stesso, nelle profondità della propria anima, a raggiungere il porto sepolto e trarre da lì, come un novello Orfeo, i suoi canti.
Sommario: Federica Millefiorini,
Introduzione. «Una parola scavata»: prospettive variantistiche e filologiche: Giuseppe Savoca,
Le parole perdute del Porto Sepolto
tra Pascal e Leopardi; Uberto Motta,
Alla vigilia del Porto
. «Lacerba» 1915; Paolo Briganti,
Il 'racconto' (eluso/ineludibile) nei versi del Porto Sepolto; Rosy Cupo, Il Porto Sepolto
(1916) di Giuseppe Ungaretti: uno studio di varianti. «In questo mio silenzio»: ritmo e stile: Franco Musarra,
Alcune considerazioni sui ritmemi del Porto Sepolto; Rosario Gennaro,
La brevità, Ungaretti e l'avanguardia fiorentina. Il Porto Sepolto
, «La Voce» e «Lacerba». «La limpida meraviglia di un delirante fermento»: interpretazioni critiche: Daniela Baroncini,
Parola e silenzio nel Porto Sepolto; Massimo Migliorati,
Esplorazione verticale e sguardo orizzontale : a proposito del Porto Sepolto 1916; Federica Millefiorini,
«Questo corpo che ora troppo ci pesa»: pesantezza e leggerezza nel Porto Sepolto; Massimo Colella,
Per una semantica della luce ungarettiana. Il caso del Porto Sepolto
(1916); Teresa Spignoli,
Il 'nome scolpito': il valore iconico della parola nel Porto Sepolto. «Torna alla luce con i suoi canti e li disperde»: fortuna e ricezione: Fulvio Salimbeni,
«Chi ci stava di fronte e che dicevamo il nemico, ma che noi […] chiamavamo nel nostro cuore fratello»; Antonio Saccone,
«Voici un nouveau poète qui est aussi un poète nouveau». I primi lettori del Porto Sepolto; Pedro Luis Ladrón de Guevara,
Le poesie de Il Porto Sepolto
(1916) in Spagna nella seconda metà del Novecento; Wafaa El Beih,
La traduzione di «quel nulla / d'inesauribile segreto» in arabo.
Composto in carattere Serra Dante
Formato 17 x 24,5. Copertina in cartone Murillo Fabriano senape con stampa a due colori. Sovraccoperta in cartoncino Chagall Cordenons camoscio con stampa a due colori.
Brossura / Paperback: Euro 120.00 Acquista / Buy
ISBN: 978-88-3315-101-4
ISSN: 0392-825X
SKU: 3258
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